
Recentemente ho visto una bellissima serie israelita su Netflix, “Shtisel”, consigliatami dalla mia amica Crisula di @nosoloporridge con cui condivido quest’appuntamento con le #colazioniraccontate. È una serie senza adrenalina, dormo in pace, dopo averla vista, senza strepiti, una storia semplice e toccante di matti ebrei super ortodossi. Quando vedo una serie che mi piace, cerco di ricordarmi libri che ho già letto o autori che dovrei prendere in meno per la prima volta. Spinto da questa pulsione “accademica”, mi sono ritrovato con un raccontino dello scrittore ebreo Abraham Yehoshua, Le nozze di Galia. Le sue storie, prima un po’ surreali e grottesche, si sono evolute verso una scrittura più realista. La vita, la realtà, la storia di una terra come la Palestina da sempre percorsa da genti diverse, i difficili rapporti che in essa si sono verificati e si verificano tra persone, famiglie, popoli di diversa provenienza, formazione, cultura, religione, l’incontro-scontro tra Oriente e Occidente: sono questi i temi cari a Yehoshua, ormai ritenuto uno dei maggiori scrittori contemporanei. Le situazioni che ci presenta sono sempre complicate sia a livello individuale che collettivo. Ma c’è
un’umanità bella, vera. Come nelle Nozze di Galia dove il povero sposo è esposto, senza possibilità di salvezza, all’offesa e alla violenza di coloro che prima di lui avevano amato la sposa (per tutti una rovina). Per Yehoshua la letteratura è un atto politico, può avviare un dialogo e, chissà, risolvere conflitti. La letteratura è un po’ come il cibo, crede nella pace e ha funzione di unità spirituale.
Come questa ricetta della Palestina, il “Sahlab”, che esiste nella tradizione culinaria di tutti i paesi del Mediterraneo. Facendola, ho pensato a quando mia mamma ne faceva una ricetta molto simile, con un intenso profumo di cannella. Io e mio fratello eravamo piccoli ed era la colazione della domenica, prima di andare a messa, a piedi, insieme, con i capelli ben pettinati e i vestiti nuovi. Vorrei tanto che questo semplicissimo e delizioso “sahlab”, comune a tutti i popoli mediterranei, dalla Sicilia alla Palestina, diventasse il simbolo di pace e unione anche tra le famiglie di tutti noi.
La ricetta è tratta da Joudie Kalla, “Palestine on a Plate”, Aurum Press, 2016.
Ingredienti per 4 persone
750 ml di latte intero
150 g di zucchero semolato
75 g di amido di mais o maizena (funziona anche con la fecola di patata, ma viene un po’ più pesante)
2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio
1 cucchiaio di cannella in polvere
Mettere il latte, lo zucchero e la maizena (o amido di mais, o la fecola di patata) in una casseruola capiente e scaldare a fuoco medio. Il latte dovrebbe iniziare ad addensarsi dopo circa 5 minuti, ma continuare a cuocere e mescolare fino a quando non avrà raggiunto la consistenza di una panna molto cremosa o forse un tocco più denso. Continuare a mescolare in modo che non si attacchi sul fondo e bruci; aggiungere altro liquido se diventa troppo denso.
Una volta che si sarà addensato, aggiungere l’acqua di fiori d’arancio e mescolate. Versare in coppette e servire caldo cosparso di cannella per finire.
Caro Biagio, Buona Domenica delle Palme!
E grazie per queste belle ricette che sono quasi poesie! Mi incanto a leggere questo brevi racconti di vita.
Questa ricetta mi è sconosciuta! E mi incuriosisce questa equivalenza tra farina di mais e maizena…
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Ciaooooooo
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Ho l’acqua di fior d’arancio che mi è servita per la pastiera, non posso non utilizzarla per questa cremina deliziosa.
In questo brutto periodo in cui tutti si sentono investiti di un potere soprannaturale, dispensando ad alta voce e con arroganza il proprio credo e le proprie soluzioni, senza averne neppure i titoli (tutti sono medici, infettivologi, ma anche panettieri, pizzaioli….e così via…) ci vorrebbe una pioggia di simboli di pace.
Ti abbraccio con affetto
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Buona domenica delle palme, cara Dani. La vita è costellata di palme e croci e palme…. un abbraccio grande
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