LA “STRAPATSADA” GRECA, LA COLAZIONE DEI BRASILIANI E IL BRUNCH DOMENICALE

Devo dirvi la verità. Non ho molta fame appena sveglio. Non so voi. Solo dopo qualche ora mi si apre l’appetito e voglio qualcosa di dolce. Ovvio. Scusate se mi ripeto. Invece qui in Brasile la colazione è d’obbligo e, soprattutto, è salata. Mi ricordo che una volta, fermo per uno sciopero in un aeroporto italiano, rimasi a pernottare in un hotel la cui navetta ci avrebbe portato in aerostazione alle 6h del mattino. Eravamo in periodo natalizio. L’hotel aveva predisposto solo ed esclusivamente cappuccino e panettone. C’erano quattro brasiliani disperati perché volevano il loro panino con il prosciutto… Volavano parolacce e improperi vari. Quando dissi, in portoghese, che mi solidarizzavo con loro ma che si trattava di questioni culturali, mi chiesero scusa. Poi in aeroporto li vidi mangiare un hamburger come se fosse l’ora di cena…
Invece per il mio brunch domenicale è stato ispirato da un’idea di Naina (@curryandchips ) di qualche giorno fa. È una “strapatsada” greca, (una cugina delle uova strapazzate anglosassoni), una delizia che io considero il brunch perfetto. Proviene dalla ricetta del bellissimo libro “Yiaya”, di cui vi ho già parlato di @anastasia_miari. Chi la prepara è la “yiayia” (nonna) Katina, che vive a breve distanza in auto dai paesaggi epici e dai monasteri vacillanti di Meteora, nella Tessaglia, una regione meno frequentato dai turisti e ricco di trattori, pecore, bovini e cinghiali occasionali. Non c’è niente di meglio che servire la “strapatsada” con una fetta di pane fresco e croccante. Uova, peperone e tanta bontà. Buona domenica!

“YIAYIA KATINA’S STRAPATSADA (VILLAGE EGGS WITH TOMATO) FROM THESSALY”, da “Yiayia”, di Anastasia Miari (2023)

Ingredienti per 4 persone (potete dimezzare)
Vegetariano

100 ml di olio d’oliva
660 g di passata di pomodori di buona qualità
½ peperone rosso, tagliato a pezzetti piccoli
8 uova, già sbattute, con un pizzico di sale
sale

Metodo

Scaldare l’olio in un’ampia padella a fuoco medio e aggiungere e mescolare la passata. Attendere che inizi a spumeggiare prima di aggiungere il peperone rosso tritato.
Aggiungete una spolverata di sale e lasciate bollire per 10-15 minuti fino a quando i peperoni saranno morbidi e la passata e l’olio si saranno uniti in una bella salsa.
Una volta che la salsa si è addensata, aggiungere le uova già sbattute e mescolarle al pomodoro con un cucchiaio. Fare attenzione e mescolare di tanto in tanto per assicurarsi che non si attacchi e non si bruci.
Cuocere per 10 minuti fino a quando le uova saranno cotte ma ancora morbide (se vedete che le uova si induriscono più velocemente e diventa un po’ come una frittata, toglietele subito dal fuoco, continuando a mescolare per mantenere la consistenza cremosa della “strapatsada”).

7 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di giovanna giovanna ha detto:

    Anche dalle mie parti si prepara una pietanza simile,senza peperone,chiamata cuccurummà o semplicemente pumaroru cu l’ova dipende dalle famiglie.

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    1. Avatar di gloggtheblog gloggtheblog ha detto:

      Da me in Sicilia è tipico fare le uova al pomodoro , come la shakshuka di origine mediorientale… tutto questo per dire come le cucine del mondo dialogano tra di sè! Grazie per il tuo commento!!! Un abbraccio

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  2. Avatar di Maria Laura Fancello Serra Maria Laura Fancello Serra ha detto:

    Caro Biagio, tutto il mondo è paese! Conosco bene la strapatsada greca, che è anche parente, seppur con variazioni della shakshuka di cui Ottolenghi ci racconta una versione meravigliosa. Ed io son qui a raccontarle che in Sabina, dove andavamo appena chiusa la scuola tutti i giovani della famiglia a fare la prima vacanza dell’estate nella villa dei nonni, si fa una sorta di “sdigiunino” con i pomodori freschi appena raccolti in orto, spellati e lasciati cuocere con olio sale e pepe, schiacciati continuamente con una forchetta finchè non diventino una crema densa ma non troppo tirata, alla quale si aggiungono delle uova che vengono rapidamente strapazzate. In alcuni paesi viene chiamato “alobo” in altri semplicemente uova al pomodoro, in alcune famiglie si aggiunge cipolla e basilico, nella maggior parte dei casi è una semplice crema che viene però sempre servita su fette di pane abbrustolito e che si faceva preparare per le persone che venivano a mietere e poi a trebbiare il grano e… per la gioia di noi ragazzi. Inutile dare delle dosi: le donne della casa lo preparavano a occhio e per la quantità delle uova si regolavano su quella della crema di pomodoro. Ho un ricordo bellissimo di quei giorni. Una meraviglia fatta di semplicità che continuo a preparare solo in estate, per non perdere il sapore del pomodoro fresco. Grazie per le sue ricette, è bello potersi raccontare altre esperienze. Un Buon Ferragosto! Maria Laura

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    1. Avatar di gloggtheblog gloggtheblog ha detto:

      È una storia affascinante, cara Maria Laura e la ringrazio tanto per averla condivisa con me. Sempre di più sono convinto che le narrative più entusiasmanti provengono dalla cucina e dintorni. Un abbraccio e buona continuazione di agosto!!!!!

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    2. Avatar di giovanna giovanna ha detto:

      Ricambio l’abbraccio.Sono siciliana pure io

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