
Per spiegare il titolo, abbastanza misterioso, probabilmente, di questo post, vi devo dire che quando viaggio, soprattutto su lunghe distanze, colpevole l’età che avanza, ho un pessimo rapporto con il fuso orario. Così alcune notti fa, mi sono svegliato in piena notte (non erano neppure ancora le 4 del mattino, buio pesto) ed io ero un fringuello. E dire che mi ero stancato a sufficienza, sistemato un po’ cose, casa e valigia, fatto la spesa, avvisato gli amici del mio ritorno, eccetera eccetera. Mi metto al computer per preparare un post pubblicato settimana scorsa… e poi casco dal sonno di nuovo. Posto la ricetta sul blog. Tutto liscio, o quasi. Fin quando Silvia di @quellochecucinoio mi scrive dicendo che non capisce cosa volessi intendere con le “infradito di metallo” e mi chiede: se hai tradotto dall’inglese, volevi forse dire le pinze? Ecco. Sì, proprio quelle. La ringrazio moltissimo pubblicamente per le buone maniere con cui mi ha corretto, senza sapere che stavo traducendo stanchissimo, e senza capire… per fortuna che con l’attenzione prestata da Silvia, la ricetta è adesso comprensibile. Grazie, ancora, cara Silvia. Eccoti questi biscotti che non ti faranno aprire il forno….
Questi biscotti fritti, aromatizzati al cardamomo, si chiamano “khajoor” è un piatto semplice e rustico, tradizionalmente preparato nelle campagne dell’Afghanistan. Durkhanai Ayubi, la food writer di “Parwana”, bellissimo libro sulla cucina afghana, ricorda di averli mangiati in occasione di visite a parenti o amici con sua madre. Sono buonissimi. Devono essere mangiati subito, secondo me, come ogni altro fritto. E poi sono divertenti da fare.
I khajoor sono anche per Claudia @piastromexicankitchen perché questo mese con la sua rubrica #forgottenrecipescookbookclub si farà un viaggio culinario tra India, Pakistan, Nepal e altre cucine di quelle regioni tanto affascinanti.
Circa 15-18 BISCOTTI FRITTI (ma ne potrebbero risultare molti molti di più – dimezzate la ricetta se lo preferite…)
370 g di farina 00
70 g di farina integrale (di grano duro)
1 cucchiaino di lievito per dolci
200 g di zucchero semolato
1 cucchiaino di cardamomo macinato, più altro per servire
40 g di burro
2 cucchiai di olio di canola, più altro per friggere
3 uova
60 ml di latte intero
Metodo
In una ciotola combinare le farine, lo zucchero e il cardamomo. Aggiungere il burro e l’olio e strofinare con le mani fino a ottenere un composto simile al pangrattato.
In una ciotola a parte, sbattere le uova e il latte fino a ottenere un composto spumoso. Aggiungere il composto di uova a quello di farina, mescolare con le mani per amalgamare il tutto e impastare fino a formare una palla di pasta appiccicosa. Coprire con un canovaccio e lasciare riposare a temperatura ambiente per 10 minuti.
Una volta riposato, l’impasto dovrebbe essere liscio e sodo; se è ancora appiccicoso, aggiungere una leggera spolverata di farina e impastare per combinare il tutto. Staccare un pezzo di pasta delle dimensioni di una pallina da golf. Questa parte è quella che dà la forma al khajoor e può essere un po’ complicata da perfezionare; richiede una tecnica simile a quella degli gnocchi. Stendere il pezzo di pasta all’interno di uno scolapasta per formare una forma oblunga con il motivo a griglia dello scolapasta. Mettere da parte su un vassoio foderato di carta da forno e ripetere con l’impasto rimanente.
In una casseruola o in un wok a base pesante, scaldare abbastanza olio per friggere fino a 160-170°C (aiutatevi con un termometro da cucina). Friggere 5 o 6 khajoor alla volta, girandoli di tanto in tanto con un cucchiaio forato, per 5-6 minuti, o finché non saranno dorati su tutta la superficie. Verificare che l’interno sia cotto e non appiccicoso.
Trasferire i khajoor fritti su un piatto rivestito di carta assorbente per far scolare l’olio in eccesso e metterli da parte a temperatura ambiente per farli raffreddare. Cospargere con altro cardamomo macinato per servire. I khajoor si conservano bene in un contenitore sigillato per una settimana, ma secondo me mantengono tutto il loro potere e la loro bontà se mangiati subito, come, d’altronde, tutti i fritti.
