“MANGO FRITTERS” E GLI ESPERIMENTI CULINARI DAL MONDO INTERO

Avete mai cucinato qualcosa che provenga dall’isola caraibica di Grenada? Prima volta anche per me. E tutto questo grazie al gruppo di foodie-friends di #aroundtheworldin80dishes che, con Emily @emily_eats_the_world, Lina @linacuisine2021 and Claire, @thecultiveater ci fanno viaggiare mese dopo mese per cucine nuove da sperimentare. Sono partito per una documentazione da archivio… quasi da tesi di laurea… e mi sono divertito non poco, oltre ad aver imparato tanto. La cucina di Grenada è molto simile a quella di New Orleans, e perciò riflette l’influenza francese. Tuttavia, oggi risultano molto più presenti anche le influenze della cucina indiana, per l’uso del dhal e del curry. Il piatto nazionale è l’oildown, che si prepara con il latte di cocco, ma anche il “pulao”, appunto, di origine indiana. Non sapevo che Grenada fosse il paese della noce moscata!!! La noce moscata ha un nome bellissimo in latino: si chiama “Myristica fragrans”. Le noci moscate erano utilizzate nell’antica Persia e avevano raggiunto Costantinopoli almeno nel IX secolo d.C.. Proseguendo il viaggio verso ovest, la preziosa spezia si diffuse in Europa nel XII secolo e iniziò a infiltrarsi con cautela nelle cucine locali. Solo nel XVI secolo, quando i portoghesi raggiunsero le Molucche e stabilirono una rotta commerciale attorno al Capo di Buona Speranza, la spezia iniziò a raggiungere l’Europa in quantità significative.
Dopo furono gli olandesi che ne presero il controllo e cercarono ansiosamente di mantenerlo finché non furono gli inglesi a piantare alberi di noce moscata nelle loro colonie delle Indie Occidentali. E così la noce moscata raggiunse Grenada negli anni ’60 del XIX secolo, crebbe presto e rigogliosa fino a far diventare Grenada uno dei più importanti produttori di noce moscata di alta qualità del mondo.
Avevo adocchiato un dolce a base di noce moscata, ma, a dire il vero, mi è sembrato eccessivamente speziato. Poi, scartabellando tra i miei libri, mi sono imbattuto in un volume stupendo, “Jubilee” di Toni Tipton-Martin (2019) che abbiamo già testato con le ragazze dello Starbooks. Qui, tra i piatti della cucina creola e caraibica, ho trovato queste “mango fritters” che sono un peccato di gola! Si possono fare anche con pere, mele o altra frutta a polpa soda. Perciò annotatele per il futuro! Spolverate le frittelle con abbondante zucchero a velo. E non omettete il rum che nella pastella è l’ingrediente segreto.

Ingredienti per 4-6 persone 
180 g di farina 00
3 cucchiai di zucchero semolato
2 cucchiaini di lievito per dolci
½ cucchiaino di sale
¼ cucchiaino di cannella in polvere
½ cucchiaino di noce moscata grattugiata
2 uova grandi, sbattute
160 ml di latte intero
1 cucchiaio di rum
2 cucchiai di burro fuso
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
330 g di mango sbucciati e tagliate a cubetti (oppure pere, mele, anche banana o altra frutta con la polpa soda)
olio di arachidi per la frittura in olio profondo
zucchero al velo, per servire

Metodo

In una ciotola grande, mescolare insieme la farina, lo zucchero, il lievito per dolci, il sale, la cannella, la noce moscata. Fare una fontana nel centro ed aggiungere le uova, il burro fuso, il latte, il rum e l’estratto di vaniglia. Mescolare il mix quel tanto che serve ad amalgamare gli ingredienti. Incorporare la frutta a cubetti.
Versare qualche pollice di olio di arachidi (8-10 cm),  in una casseruola ampia e profonda adatta ai fritti (l’ideale sarebbe quella in ghisa). Fate in modo che rimanga spazio a sufficienza, per evitare che l’olio possa traboccare durante la frittura. Riscaldare l’olio ad una temperatura di 190°C, su fuoco medio-alto. Lasciar cadere la pastella nell’olio bollente, utilizzando un cucchiaio rotondo. Si può usare anche un piccolo porzionatore per biscotti, che aiuterà a mantenere la forma delle frittelle nell’olio bollente. Friggere finché le frittelle non saranno marrone dorato, 3-4 minuti. Prelevare con una schiumarola e far scolare su carta assorbente da cucina.Cospargere con zucchero a velo e servire.

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